domenica 25 maggio 2014

Sogn'o son desta?


Ecco il cielo in cui vorrei perdermi se scegliessi di perdermi ora, nella bolla di sapone in cui mi ritrovo. Per la prima volta dopo secoli rimetto le mani sulla tastiera a occhi chiusi (o quasi) e scrivo senza pensare a cosa, perché alla fine ci si illude di scrivere con la testa, ma sono i muscoli i propulsori dei nostri pensieri che escono fuori dalle nostre dita ancor prima di arrivare al cuore. Ed è a quel punto che ci capita di rileggere ciò che abbiamo scritto come se fosse la prima volta, quasi come se avessimo voluto scrivere una lettera a noi stessi. Il noi stessi di dentro, quello affondato nell'io profondo e buio che scrive all'io di superficie solo per ricordargli che esiste. E tu eri riuscito a far arrivare le tue parole (nonsoneancheiocome) giù fino in fondo, al centro dell'io profondo e buio di dentro, che non si aspettava visite e che s'è pure un po' stranito di sentirsi bussare alla porta (supponendo che lui abbia una porta e che tu abbia bussato).

Ora resta solo il ricordo che talvolta si trasmuta in sogno e finalmente diventa sollievo.


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