lunedì 19 maggio 2014

Etciú homo....

....Salute, dirai tu.
Macché, ti dirò io.
Perché l'altro motivo che mi ha portato ad aprire questo blog è che talvolta mi è capitato di trovare chi mi facesse sentire in compagnia anche dentro e non solo fuori, ma mai che si trattasse di persona sana. Prima fra tutte mia sorella Sigismonda (alcuni nomi sono stati cambiati per garantire la privacy dei diretti interessati (maddai?!?)).
Quando stavo con Sigismonda (se scoprisse che l'ho ribattezzata così mi sbranerebbe) mi sentivo seriamente in compagnia. Una stranissima, caotica e appiccicosa compagnia, ma profondamente reale. Lei ora è lontana. Parecchio lontana. E non torna.
Poi ho trovato Davide, mio cugino. Pure con lui mi sentivo in compagnia, come se anche dentro la mia testa, il mio stomaco, le mie vene ci fossero parole date e prese. Già allora era un precocissimo misantropo dai risvolti autistici a tratti geniali che sapeva farmi ridere di pancia e stupire sul serio. Ma ora anche lui è lontano. Meno di Sigismonda, ma pur sempre lontano.
Poi ho trovato Paolo. E vi dico solo che la pazzia gli faceva un baffo. A quattordici anni fabbricava detonatori per far esplodere goliardicamente vecchie automobili con gli amichetti e ora, venti anni dopo, come minimo, dovrebbe farsi dieci anni di carcere (sempre se lo prendono).
Per fortuna ho Giuliana, amica di penna che però mi telefona pure, e con la quale torno a respirare quando ci sentiamo perché, quando le parlo, sento che mi capisce per davvero e io, d'altra parte, so di capire lei.
Peccato sia rinchiusa in una comunità psichiatrica per persone con disordini alimentari da cinque anni.
Poi una sera, mentre giochicchiavo a briscola o a scopa in un multiplayer online, incontro un tipo che, vai a capire perché, percepisco subito essere parte dell'esigua categoria in grado di farmi compagnia per davvero. Chatta oggi, chatta domani, tra alti e bassi, tanta musica, tanti libri e altrettanti film, sono passati quasi due anni, non vorrei dire addirittura tre.  Mi ci affeziono così tanto che trovo assurdo continuare a mantenere questa profonda amicizia sul virtuale. Chiedo ad Antonio (il nome non l'ho cambiato perché francamente non sono nemmeno sicura che si chiami davvero così) di fare il gran salto: passare da Skype a Facebook, ma niente da fare. Lui è più misantropo del mio cugino misantropo che sta lontano. Addirittura si sconfina nella mania di persecuzione. Quale grave problema abbia per non aver potuto nemmeno darmi il suo numero di cellulare o una sua mail, non l'ho mai capito. Sono arrivata al punto, per smuoverlo, di dargli un ultimatum: o facciamo il grande salto, o esco dalla tua vita per sempre.
Ed eccomi qui, da poco uscita dalla sua vita per sempre. E io le promesse le mantengo, costi quel che costi. 
Quindi eccomi di nuovo sola a scrivere a te che sei lì da qualche parte (lo so che ci sei) e che forse un giorno ti riconoscerai nelle mie parole, mi cercherai e mi farai smettere di essere sola.
Forse.
Un giorno...

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