domenica 25 maggio 2014

Sogn'o son desta?


Ecco il cielo in cui vorrei perdermi se scegliessi di perdermi ora, nella bolla di sapone in cui mi ritrovo. Per la prima volta dopo secoli rimetto le mani sulla tastiera a occhi chiusi (o quasi) e scrivo senza pensare a cosa, perché alla fine ci si illude di scrivere con la testa, ma sono i muscoli i propulsori dei nostri pensieri che escono fuori dalle nostre dita ancor prima di arrivare al cuore. Ed è a quel punto che ci capita di rileggere ciò che abbiamo scritto come se fosse la prima volta, quasi come se avessimo voluto scrivere una lettera a noi stessi. Il noi stessi di dentro, quello affondato nell'io profondo e buio che scrive all'io di superficie solo per ricordargli che esiste. E tu eri riuscito a far arrivare le tue parole (nonsoneancheiocome) giù fino in fondo, al centro dell'io profondo e buio di dentro, che non si aspettava visite e che s'è pure un po' stranito di sentirsi bussare alla porta (supponendo che lui abbia una porta e che tu abbia bussato).

Ora resta solo il ricordo che talvolta si trasmuta in sogno e finalmente diventa sollievo.


mercoledì 21 maggio 2014

Domande e risposte

DOMANDE

  1. Perché sono tornata?

  2. Per chi sono tornata?

  3. Quanto resterò questa volta?


RISPOSTE

  1. Sinceramente? Per tornare a poter essere inopportuna senza destabilizzare nessuno. La sincerità assoluta, nella vita di tutti i giorni, non è permessa. (Se son tornata è anche un po' perché non mi riesce di accumulare all'infinito senza mai aprire la valvola di sfogo e questo blog sarà incostante e volubile, ma sono più che certa che servirà egregiamente al suo scopo). 

  2. Per te che mi stai leggendo. So che pensi non mi stia riferendo a te, e invece ti sbagli. Ce l'ho proprio con te. Forse, sapere che ci sei tu, è il mio modo di sentirmi meno sola.  

  3. Nè un minuto di più, né un minuto di meno. C'è un tempo giusto per ogni cosa, non solo inteso come "momento" giusto, ma anche come dilatazione del momento stesso. Vince chi fugge a un soffio dal punto di rottura. Come per le bolle di sapone: arriva un momento in cui bisogna smettere di soffiare e lasciarle libere di andare un po' dove gli pare.



And it’s your face I’m looking for on every street

 

 

 

Passeggiami l'anima in punta di piedi e poi appoggia distrattamente il tuo sguardo dove io lo possa trovare quando te ne sarai andato.

martedì 20 maggio 2014

Passeggiando per la blogosfera...

Mi fa strano.
Manco da parecchio e di fatto il panorama è cambiato molto. Quasi tutto. Qualche punto di riferimento è rimasto, ma il più è scomparso, come sono scomparsa io.
Erano come minimo 3 anni che non rimettevo piede in questo mondo di pixel e false identità (più sincere di quelle vere).
Siccome non riconoscevo più le strade, le facce, le voci, ho vagato un po' per quartieri lontani in cui non ero mai stata, perché se sei in un posto che non conosci non ti puoi mica perdere: tutt'al più esplori.
Gira di qua, gira di là, incappo in questa frase: “Molto spesso una crisi è tutt’altro che folle, è un eccesso di lucidità” e penso che porca miseria sì, le volte in cui uno sta bene, tanto bene, é perché non è lucido. Allora leggo anche dell'altro e penso che, se continuo a leggere, finisce che mi prendo una cotta per sto tipo che scrive.
Ma penso anche che, poverino, (il tipo che scrive), se mi prendo una cotta per lui vuol dire che non dev'essere tutto centrato.

lunedì 19 maggio 2014

Etciú homo....

....Salute, dirai tu.
Macché, ti dirò io.
Perché l'altro motivo che mi ha portato ad aprire questo blog è che talvolta mi è capitato di trovare chi mi facesse sentire in compagnia anche dentro e non solo fuori, ma mai che si trattasse di persona sana. Prima fra tutte mia sorella Sigismonda (alcuni nomi sono stati cambiati per garantire la privacy dei diretti interessati (maddai?!?)).
Quando stavo con Sigismonda (se scoprisse che l'ho ribattezzata così mi sbranerebbe) mi sentivo seriamente in compagnia. Una stranissima, caotica e appiccicosa compagnia, ma profondamente reale. Lei ora è lontana. Parecchio lontana. E non torna.
Poi ho trovato Davide, mio cugino. Pure con lui mi sentivo in compagnia, come se anche dentro la mia testa, il mio stomaco, le mie vene ci fossero parole date e prese. Già allora era un precocissimo misantropo dai risvolti autistici a tratti geniali che sapeva farmi ridere di pancia e stupire sul serio. Ma ora anche lui è lontano. Meno di Sigismonda, ma pur sempre lontano.
Poi ho trovato Paolo. E vi dico solo che la pazzia gli faceva un baffo. A quattordici anni fabbricava detonatori per far esplodere goliardicamente vecchie automobili con gli amichetti e ora, venti anni dopo, come minimo, dovrebbe farsi dieci anni di carcere (sempre se lo prendono).
Per fortuna ho Giuliana, amica di penna che però mi telefona pure, e con la quale torno a respirare quando ci sentiamo perché, quando le parlo, sento che mi capisce per davvero e io, d'altra parte, so di capire lei.
Peccato sia rinchiusa in una comunità psichiatrica per persone con disordini alimentari da cinque anni.
Poi una sera, mentre giochicchiavo a briscola o a scopa in un multiplayer online, incontro un tipo che, vai a capire perché, percepisco subito essere parte dell'esigua categoria in grado di farmi compagnia per davvero. Chatta oggi, chatta domani, tra alti e bassi, tanta musica, tanti libri e altrettanti film, sono passati quasi due anni, non vorrei dire addirittura tre.  Mi ci affeziono così tanto che trovo assurdo continuare a mantenere questa profonda amicizia sul virtuale. Chiedo ad Antonio (il nome non l'ho cambiato perché francamente non sono nemmeno sicura che si chiami davvero così) di fare il gran salto: passare da Skype a Facebook, ma niente da fare. Lui è più misantropo del mio cugino misantropo che sta lontano. Addirittura si sconfina nella mania di persecuzione. Quale grave problema abbia per non aver potuto nemmeno darmi il suo numero di cellulare o una sua mail, non l'ho mai capito. Sono arrivata al punto, per smuoverlo, di dargli un ultimatum: o facciamo il grande salto, o esco dalla tua vita per sempre.
Ed eccomi qui, da poco uscita dalla sua vita per sempre. E io le promesse le mantengo, costi quel che costi. 
Quindi eccomi di nuovo sola a scrivere a te che sei lì da qualche parte (lo so che ci sei) e che forse un giorno ti riconoscerai nelle mie parole, mi cercherai e mi farai smettere di essere sola.
Forse.
Un giorno...

sabato 17 maggio 2014

Che son sola non si nota...

...Certe volte non lo noto neppure io dal fracasso che c'ho intorno e addosso. Eppure sono sola. Più sola di un paguro alla ricerca di un guscio nuovo (perché quell'altro vatti a ricordare dov'è parcheggiato).
Le volte in cui non mi sono sentita sola sono state poche, ma memorabili.
E tu che stai leggendo, non mi venire a dire che non ti ci sei mai sentito solo, perché non ti credo.
Certo, non ti sarà mai venuto in mente di aprire un blog sulla solitudine (forse), ma di fatto non era mai venuto in mente neanche a me.
Fino a oggi a mezzogiorno.
Ero in stazione, stavo per prendere un treno (a proposito, hai mai notato che basta spostare una lettera per passare da "preso" a "perso"? Coi treni, una svista grammaticale e sei fregato). Stavo dicendo? Ah sì: stazione, quasi sul treno ed ecco il pensiero di costruirci un blog con la solitudine affollata in cui mi trovo. La verità è che c'è anche una ragione più assurda che mi ha fatto venire in mente sta cosa del blog, ma te ne parlo in un altro post che questo è più che altro per vedere se sono ancora capace di scrivere...
Ora stacco perché s' ha da mischiarmi nuovamente in quel mondo là fuori, ma poi torno.
Stay tuned